Web Tax, il responso dell’Ufficio parlamentare di Bilancio nel suo ultimo Bollettino Flash. Per le aziende italiane aliquota implicita al 42,9%. Quale sviluppo per l’ecommerce in Italia? Favorite solo le multinazionali?
È il regalo per il capadonno 2019, o forse una sventura secondo quanto rilevato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio nel suo ultimo Bollettino Flash dedicato alla genesi e ai limiti della nuova imposta sulle transazioni digitali, la Web Tax. Infatti, questa nuova imposta con aliquota al 3% sulle transazioni on line B2B (introdotta dalla manovra per il 2018 e in vigore a partire dal 2019) «potrebbe determinare uno svantaggio competitivo delle imprese residenti sia rispetto al mercato tradizionale interno sia rispetto al mercato internazionale» perché i ricavi delle imprese digitali residenti «sono sottoposti non solo al nuovo tributo, ma anche alle altre imposte dirette con le aliquote vigenti in Italia, con un onere di imposta effettivo più elevato».
Per le multinazionali non residenti «il nuovo tributo potrebbe assolvere definitivamente agli obblighi tributari in Italia continuando a pagare aliquote di imposta irrisorie nei Paesi a fiscalità privilegiata». Anzi, «potrebbero operare più facilmente una traslazione del tributo sui prezzi dei servizi, senza ridurre la loro competitività».
Per le aziende italiane l’aliquota implicita sarà al 42,9%. In pratica si lavorerà per pagare le tasse. Ad esempio, ipotizzando un margine di profitto del 50% sulla singola transizione, l’aliquota implicita complessiva sui profitti passa dal 27,9% (per l’Ires e l’Irap) al 33,9 per cento. Con un margine di profitto al 20%, «più basso» ma anche «più coerente con i margini medi delle imprese nel settore digitale», l’aliquota sale al 42,9% «e continua a crescere con la riduzione del margine di profitto».
Pare che il Governo italiano abbia favorito le multinazionali invece che quelle aziende che in Italia intendiono spostarsi sul web, associare lo shopping online a quello instore o travare una via di uscita dal fallimento con l’ecommerce. L’Italia è già fanalino di coda nello sviluppo dello shopping online, in questo modo potrebeb non solo arrestarlo, ma incentivare il fallimento di molte aziende e la stagnazione del mercato.